C’è il sole che batte bello prepotente sul mio caro paesello, la gente sente già aria di Primavera, forse è per questo che tutti sorridono di più. Macchine che passano, la Cap fa la sua fermata in piazza Buondelmonti, le botteghe sono aperte e gli imprunetini della vecchia guardia chiacchierano rumorosamente al bar; una tipica mattinata tranquilla nel mio paesino del Chianti, tutti conoscono più o meno tutti, ognuno con le sue abitudini ed i propri giri da fare.
Stamani, mentre passavo per la pazza camminando sui sampietrini, mi sono ritrovata a pensare proprio alla mia Impruneta che mi ha vista crescere, mi ha fatta partecipare alla sua scuola e alle sue tradizioni, mi ha fatta divertire con quello che ha a disposizione ed io, nel mio piccolo, mi rendo conto di volerle un gran bene. Alla fine la conosco come le mie tasche, è come se fosse un’amica intima, vedo come si presenta, sono consapevole dei suoi pregi e dei suoi difetti, riconosco i suoi colori, i suoi profumi e per tutta questa serie di cose ci sono affezionata, lei è “casa” insomma.
A malincuore però, perché c’è sempre un però (e questa volta purtroppo è anche bello grosso!), penso al fatto che il mio amato paesino di campagna sarebbe esattamente come una fiammante Ferrari nuova di pacca ed invece viene trattato come se fosse una 500 tutta scassata, alla quale non gli si chiudono neanche gli sportelli e questo è un vero peccato capitale.
Questo piccolo ed antico paese collinare avrebbe davvero un potenziale enorme, non manca niente alla mia Impruneta, assolutamente niente, ha talento e bellezza da vendere, eppure viene lasciata lì, ad invecchiare e a prendere polvere. La mia non è una critica (o forse un pochino si in realtà…) ma da non molto questo paesello tranquillo è stato scombussolato da una decisione piuttosto repentina che giustamente ha suscitato polemiche e discussioni a non finire, ovvero che le scuole, per varie esigenze e problematiche, sono state spostate provvisoriamente (… Crediamoci più che altro!) nel paese vicino. Tralasciando il valore affettivo per quell’edificio, quei corridoi, quei banchi stracolmi di ricordi, mi rendo conto che per le famiglie possa essere un disagio organizzativo perché per esempio io, come quasi tutti, suonata l’ultima campanella, facevo il mio zainetto ed insieme ai miei compagni tornavo a casa a piedi e lo so che agli occhi di tanti potrà sembrare una sciocchezza ma rendetevi conto che la vita di oggi è estremamente frenetica e per i genitori di paese era una grande comodità, mentre adesso è una vera “bega” in quanto in qualche modo devono riuscire ad organizzarsi per andare a prendere il figlio… Per non parlare poi dei piccoli imprunetini di oggi che non possono farsi quella camminata svelta per andare a pranzo a casa o dai nonni ed in cuori mio mi dispiace.
Probabilmente spostare le scuole era l’unica soluzione, io non me ne intendo ma non credo sia stata una mossa furba anzi, lo vedo come un grosso errore perché “essere di paese” vuol dire anche questo, ci sono ricordi legati a quelle scuole che mi accompagneranno in tomba, come quando per esempio ci portavano in “Caldaia” per studiare le piante, la vegetazione, le foglie, le rocce, oppure quando la settimana della Fiera dell’Impruneta, dalle finestre delle aule si vedevano tutte le giostre che aspettavano solo noi, ci lanciavamo sguardi scintillanti e scalpitanti in attesa di sentire quel fatidico “Driiiiiin”, scendere quelle scale alla velocità della luce, varcare quel portone e correre a divertirci tutti insieme mangiando un panino al volo.
Un’altra cosa indimenticabile era l’uscita di scuola del sabato mattina, perché da sempre all’Impruneta è il giorno del mercato e quando imboccavamo la piccola salita per arrivare alla piazza che era piena di bancarelle, non appena si girava l’angolo ecco che le narici inspiravano inevitabilmente quell’odore inconfondibile di pollo fatto alla griglia, di patatine e di panini al lampredotto; tutte piccolezze penserete e probabilmente lo sono ma credo fortemente che le scuole, per i paesini come il mio, siano fondamentali perché racchiudono le nuove generazioni che devono voler bene ed apprezzare il loro piccolo, dolce paese.
Ripeto che io non me ne intendo molto però posso dire che mi dispiace vedere questo paesello con un enorme potenziale che non viene neanche preso in considerazione, fortunatamente i commercianti imprunetini nel loro piccolo sono molto “vispi”, infatti riescono con quello che possono ad organizzare piacevoli serate estive, occasioni, qualche evento simpatico, però è anche vero che non possono fare tutto loro, ci vorrebbe una bella spintina dai piani alti, ecco.
L’edificio comunale che svetta possente di fianco alla nostra bella piazza centrale è molto deciso e simbolico a livello prettamente estetico, il suo unico problema è il suo “interno” perché lì dentro scorrazzano persone che a mio avviso dovrebbero fare di tutto per questo paese dando il massimo con idee, supporto e prove concrete, non con parole che vengono spazzate via alla prima ventata e questa situazione mi rattrista perché ogni volta che attraverso quell’antica piazza mi chiedo come sia possibile trascurare una paesello così carino.
Edificio, mi appello a te che ci hai visti crescere tutti quanti, fai qualcosa, fai aprire gli occhi a quelli che stanno lì dentro chiusi tra le tue mura, forza e coraggio amico mio, hai un bellissimo paese tra le mani, levati gli occhiali da sole e guardalo bene, sorridi perché è bellissimo.