Il tempo vola ed anche la Festa dell’Uva d’Impruneta di cui vi ho tanto parlato è giunta al termine, sta finendo di fare i suoi bagagli color vinaccia per salutarci col suo “…Arrivederci imprunetini, al prossimo anno!”.
Si è conclusa Domenica con la vittoria meritatissima del rione del Sant’Antonio che ha portato in piazza un carro veramente bello e curato accompagnato da una sfilata senza nemmeno mezza macchiolina ma non vorrei parlarvi di questo; piuttosto vorrei provare a spiegarvi quell’amara sensazione che proviamo tutti noi rionali quando questa bella tradizione, quando la NOSTRA festa, volge al termine e tramonta silenziosa.
Vi dico questo perché oltre a costruire i carri, cercare musiche adatte, montare veri e propri balletti e scenografie varie, tagliare, cucire, spennellare, inchiccare e potrei andare avanti fino a domani mattina sulle cose che dobbiamo fare ogni anno, stare al rione è una vera ed immensa pienezza d’animo che ti regala un benessere unico. Stare coi propri rionali, cenare fianco a fianco creando lunghissime tavolate di bella gente (quasi tutta bella via!), cantare insieme, brindare e lavorare affiatati per un unico scopo, io vi giuro che è una sensazione magnifica che si avvicina molto all’idea di “benessere interiore” perché siamo tanti ma è come se si fosse una sola, grande, bellissima, persona.
Come in ogni famiglia, perché il proprio rione è famiglia, ci sono dei valori dall’enorme potere, la collaborazione e la condivisione sono al primo posto e vanno a braccetto col tanto ricercato rispetto, perché quello amici miei, non deve mancare mai, seguiti subito dal supporto e dell’aiuto reciproco perché è così che dovrebbe comportarsi una famiglia, senza complotti segreti, sotterfugi e parole gratuite che fanno male buttate lì come capita, la chiarezza e la comunicazione sono fondamentali per portare avanti anche il più semplice dei progetti e a mio parere senza queste poche ma indispensabili cose si va da poche parti.
Ricordiamoci sempre che in quei cantieri nessuno è pagato per fare niente, siamo tutti dei grandissimi “volontari appassionati” che fanno questo “lavoro” per puro amore verso questa tradizione e per il divertimento di stare insieme.
Ricordiamoci sempre di essere umili, perché la Festa dell’Uva o la sfilata non la fa una persona sola, è fisicamente impossibile. Il progetto ed il lavoro da svolgere deve essere organizzato in gruppo e più numeroso è e migliore sarà il risultato, soprattutto se queste persone non vogliono nessun riscontro o merito personale ma che lo fanno per l’amore che provano per il proprio rione, che stanno lì con la birra sul tavolo, a tagliare, cucire, dipingere e a studiare soluzioni fino a notte fonda per alzarsi presto l’indomani mattina con le occhiaie ai piedi e sistemarsi al meglio per correre a lavorare.
Ricordiamoci che l’unione fa sempre la forza, che mille idee son sempre ben accette, anche le più stupide, tutti sono utili ma nessuno è indispensabile, sul “podio” o sul “piedistallo” non deve starci una sola persona con la coroncina e lo scettro che si prende tutti gli applausi e saluta con la manina in stile “regina Elisabetta”, bensì ci deve stare tutto il rione, dallo scricciolino appena nato all’anziano con la dentiera.
Ricordiamoci che è l’unica vera Festa del nostro paesino ed in quanto tale dobbiamo portarla avanti nel migliore dei modi e con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione nonostante tutto e tutti.
Detto questo cara mia Festa dell’Uva, con un pochina di tristezza nel cuore ti saluto e con tanto affetto ti aspetto a gloria per il prossimo anno!