“Lasciami andare, madre” di Helga Schneider non è un libro che può essere definito bello, brutto, interessante, ben scritto o altro perché qui abbiamo a che fare con una testimonianza che lacera anima, mente e cuore.
Perché dico che questo testo non può essere definito in nessuna maniera? Beh la risposta è semplice. Vi dico solamente che Helga Schneider è sia l’autrice che la protagonista e viene chiamata ad affrontare un ultimo confronto con sua madre ex SS, guardiana nel campo di sterminio di Birkenau, ormai anziana.
Ora ditemi, può questo agomento essere “bello“? Doveroso sì, ma di bello non c’è niente. C’è solo orrore, strazio, dolore.
La madre di Helga nel 1941 decise di abbandonare i suoi figli per seguire la sua “vocazione“: lavorare come guardiana nei campi – di concentramento, prima, e di sterminio, poi – del Führer.
In questo incontro tra madre e figlia, in questre centrotrentadue pagine il lettore si sente asfissiato. Proprio come Helga, che durante la chiacchierata con quella donna che per ovvi motivi fatica a chiamare “madre“, si ritrova a dover aprire la finestra per prendere una boccata d’aria.
Da una parte l’autrice spera con tutta se stessa di trovare in quell’anziana donna un’ultima possibilità di spiegazione, un senso di pentimento. In cuor suo, spera in un qualcosa.
A distanza di anni, la madre continuerà ad esser fiera e convinta di ciò che ha fatto? Helga riuscirà mai a perdonarla?
Non è facile parlare di questa testimonianza che in alcuni passi sembra inverosimile per la sua crudeltà più concreta, ma di base non è mai facile parlare di questo argomento.
Dunque mi limiterò a raccontarvi quelle che sono state le mie sensazioni durante la lettura. Mi sono sentita sobbarcata da una mole di roba, come se stessi camminando in salita con la schiena, la pancia, il cuore e la mente completamente carichi di quaintali di cose da dover portare con me.
Pagina dopo pagina il cuore si fa sempre più piccolo, in alcuni momenti forse salta anche un battito.
Ho riletto alcune frasi della madre più volte, come se il mio cervello non le registrasse.
“Ma com’è possibile?” mi chiedevo una riga sì e l’altra pure. “Come?”
È un libro che fa male, è lancinante, secco ed estremamente brutale. Disumano.
La cosa raccapricciante è il modo in cui la madre racconta e descrive alla figlia certe situazioni; le sue parole rendono lo sterminio un qualcosa di normale. Alcune volte ne parla come se fosse un gioco, un diletto.
Helga ed il lettore si ritrovano davanti ad una “donna”, una “madre” (possiamo usare questi sostantivi? Solo virgolettati) che adesso pretende affetto dalla figlia ma che non riesce a concedere niente senza ricevere in cambio qualcosa. Sembra quasi una bambina viziata ma il suo sguardo, quello non lascia spazio ad interpretazioni.
Si può nascere persone cattive? A mio avviso sì. Alcune persone vengono al mondo così, col seme della cattiveria e della malignità piantato nell’anima. Perché non si può parlare di bambini accompagnati nella camera a gas come se si stesse parlando della maglietta appena comprata al mercato. Ed è questo il tono che usa la madre di Helga quando risponde alle domande della figlia, in questa testimonianza ricca di dettagli che straziano e accartocciano il lettore in una maniera impressionante.
Questo libro si divora perché il tutto risulta una calamita ma più volte mi sono ritrovata a dover interrompere la lettura, a riprender fiato, ad acquietare anima e testa.
Per chi è? Vorrei dirvi per tutti, perché l’argomento è doveroso sempre. Però va letto con tanta consapevolezza perché il suo contenuto è davvero forte, intensissimo e impattante. Ci sono parole indimenticabili, fatti raccontati in maniera cruda e le immagini che si creano nella mente di chi legge mettono a dura prova. È una testimonianza impressionante, per davvero.
“Lasciami andare, madre” di Helga Schneider è una testimonianza che non urla ma sibila. Ci sono parole, discorsi e racconti che non rimbalzano ma penetrano brutalemente nella testa del lettore senza chiedere il permesso.
Questo libro mi ha creato un gran silenzio addosso. Mi ha gelata dall’interno.
Grazie a te, per avermi preso la mano durante la lettura.
Sono giunta alla conclusione di voler leggere più libri sull’argomento, voglio cimentarmi in altre testimonianze di questo genere quindi credo che con calma recupererò altri scritti.
Cari lettori, con un po’ di pesantezza nel cuore, perché dopo una lettura del genere è inevitabile sentirsi così, vi auguro buon proseguimento di giornata, ci sentiamo presto!