Patrimonio dell’umanità.
“Lettera a un vecchio” di Vittorino Andreoli edito Solferino è stata una lettura profonda, informativa e formativa che non passa inosservata.
Intanto ci tengo a darvi qualche info sull’autore. Vittorino Andreoli è uno psichiatra ottantatreenne di fama internazionale ed è anche, come si definisce lui stesso, un “vecchio”. Non vuole nomignoli o “finzioni verbali” come le definisce lui, preferisce e adora i termini “vecchio” e “vecchiaia”.
Quando ho a che fare con libri scritti da dottori, psichiatri o storici parto sempre un po’ intimidita, non per la paura di non capire, ma per la scrittura che talvolta mi risulta complessa e molto articolata. Da una parte è bello perché s’imparano termini nuovi ed il lessico ci fa sognare e volare altissimo ma dall’altra parte la lettura può risultare faticosa, inutile mentire. Ecco, ci tengo a dire che nonostante l’autore sia uno psichiatra di fama internazionale, vi assicuro che la sua penna è alla portata di tutti. Il testo è fruibile per ogni tipo di lettore, Vittorino Adreoli usa un linguaggio sì rigoroso, ma anche semplice, diretto e senza “paroloni”.
In questa lettera l’autore ci parla della vecchiaia, è una lettera ai vecchi, scritta da un vecchio come ci anticipa nel titolo e nel sottotitolo.
Secondo lui il periodo della vecchiaia viene svalutato e screditato quando in realtà è un momento di estrema consapevolezza ed arricchimento.
Snoda questo concetto chiave affrontando più tematiche legate alla vecchiaia, come la società, la solitudine, le malattie, i sentimenti, il mondo digitale e insomma, di spunti di riflessione ce ne sono a bizzeffe, credetemi.
Vittorino Andreoli ci spiega che, in quanto psichiatra, spesso e volentieri si è ritrovato ad avere a che fare con pazienti anziani depressi, estremamente soli e convinti di non aver più nulla da racconare. In realtà avevano solo bisogno di orecchie disposte ad ascoltare, a dedicare loro del tempo. Ascoltare un vecchio che racconta è un lusso, è come fare un viaggio nel tempo.
“Tempo”, roba rara e preziosa, si sa.
L’autore ci dona un punto di vista sia medico che umano della vecchiaia che non dev’essere intesa come un decadimento o un crollo assoluto ma come un qualcosa di ben più grande. Non vi svelo altro, altrimenti vi sciperei la lettura.
Adesso vi dico che oltre ad esser stata una lettura interessantissima e pregna di nozioni e argomentazioni trattanti le svariate problematiche della società contemporanea, è stata una lettura che mi ha abbracciata tanto. Le sue parole, più volte mi hanno dato la sensazione dell’abbraccio. Questo perché come dice l’autore; oltre ad essere un uomo di scienza, è anche un vecchio, un nonno.
La sua penna, tecnica ma sensibile e delicatissima, avvolge il lettore e lo accompagna attraverso un percorso pieno di riflessioni e di pensieri.
Per chi è questo libro? Per TUTTI. Nessuno escluso. È per chi ha la fortuna di avere nella propria vita dei vecchietti, per chi lavora ogni giorno con loro in strutture e non. Ma è anche per chi li conosce da sempre e li vede ogni mattina a prendere il caffè e il giornale. È per tutti perché di questi tempi bisogna sperare di poter diventare vecchi e se si ha la fortuna di poterlo fare, bisogna anche saperlo fare ed esser pronti a questo momento di vita.
“Lettera a un vecchio” di Vittorino Andreoli è un libro preziosissimo che terrò stretto stretto a me perché potrei averne bisogno quando avrò tutti i capelli bianchi e le rughe in ogni dove, chissà.
Ripeto, patrimonio dell’umanità. Leggetelo e regalatelo.
Buon proseguimento di giornata amici lettori, ci sentiamo presto e buon inizio Ottobre, sperando che porti con sé un po’ di atmosfera autunnale.