Pensiamo d’esser tanto grandi.
Pensiamo anche d’esser potenti in qualche modo.
Sapete chi è che ci aiuta a ridimensionare la visione di tutto? La natura coi suoi giganti; la montagna, che ti fa sentire la fatica e ti dice che tu, lassù su quel cucuzzolo ci sei arrivato, bravo, ma non sei niente. Una folata di vento più prepotente e puf, ti butta giù. Il mare, altra grande potenza, con la sua forza può trascinarti ovunque facendoti sentire in totale balia di tutto, con la sua vastità può far smarrire l’anima.
Siamo briciole.
Ogni briciola però compone un qualcosa. Oppure no?
Siamo distaccati, pardon, parlo per me; io sono distaccata dalla mollica, dal filone di pane.
Da sola una piccola briciola cosa fa? Ben poco, direte voi, viene spazzata via dallo scuotimento della tovaglia, avoglia ad ancorarsi, a tenersi forte con le unghie e coi denti; se il vento dice di soffiare, quella briciolina non ha scampo.
Controvento. Io sabato sull’ Appennino ho camminato controvento, sempre. E ho durato fatica perché aveva tanta forza. Era un po’ sgarbato e prepotente. Una briciola controvento sui sentieri.
Una briciola che però ha giocato a carte scoperte col vento. Lassù lei gli ha aperto il cuore, si è fatta scompigliare i capelli (che già sono incasinati di normale), ha lasciato che il sole le scottasse le guance, ha voluto sentire il fiato corto, i muscoli incazzati e lo sguardo felice. Sorrideva nelle sue stesse lacrime. Una briciola può essere più forte di un tozzo di pane, alle volte. Solo che ancora, forse, non lo sa.
Basta giocare a carte scoperte; con se stessi, col mondo e col vento, soprattutto se contrario.