Settembre, o mio caro Settembre, ti dò il benvenuto!
Con te s’inizia piano piano a salutare il caldo mese di Agosto e già la cosa mi fa star bene, l’Autunno è alle porte ed io sorrido; le mie due stagioni preferite stanno arrivando! Yuppi!
Ma bando alla ciance, come ben sapete Settembre è da sempre sinonimo di raccolto e di vendemmia, dunque l’uva bianca e l’uva nera sono il frutto prediletto in questo mese. Ma lo sapevate che esiste una leggenda legata proprio all’uva? No? Tranquilli, mettetevi comodi, ve la racconto…
Si narra che molti anni fa la vite non producesse frutti, era solo una bellissima pianta ornamentale, con riccioli verdi e grandi foglie. Questa pianta cresceva in un piccolo orto, proprio al centro, e si innalzava e allargava più che poteva visto che amava molto il sole; lì in quell’orto riceveva tantissima luce e i suoi rami si allungavano fino a coprirlo quasi interamente. Un giorno il contadino guardò quella pianta e e il suo orto, lei era bella e rigogliosa, ma anche le piantine sotto di lei avevano bisogno del sole per crescere, così decise che era giunto il momento di potare la vite e tagliò i rami più grandi e più lunghi, e vedendo che ancora non bastava sfoltì anche le foglie, eliminando quelle che facevano più ombra al terreno.
Non ci fu giorno più triste per la vite che pianse disperata fino a sera quando un piccolo usignolo si accorse del suo dolore e si posò delicatamente su di essa. L’uccellino decise che doveva fare qualcosa per confortare la povera pianta e così cantò con un cinguettio così dolce che la vite non poté far altro che rasserenarsi.
Le sue lacrime si impregnarono della dolcezza del canto dell’usignolo e rimasero lì, sui rami, come piccole perle. Quando la notte lentamente si dileguò il primo sole avvolse la vite con i suoi raggi tenui e le regalò un piacevole tepore. Da quel momento una linfa nuova cominciò a scorrere nei rami della pianta e le sue lacrime che erano lì in attesa come perle gettate al vento, si trasformarono in frutti, tanti piccoli dolci acini d’uva sparpagliati sui rami; in quel momento un venticello dispettoso soffiò rapidamente tra i rami e riunì i chicchi d’uva in grappoli, qualcuno più piccolo e qualcuno più grande. Nei giorni successivi il calore del sole fece crescere questi frutti fino a farli maturare e diventare dolcissimi.
Da allora la vite sa che quando i suoi rami vengono potati da lì a poco nasceranno i dolci frutti che noi tutti conosciamo.”