“Parigi si sveglia e si sentono già le campane a Notre Dame. Il pane è già caldo e c’è gente che va per le vie della città… Le campane dai forti rintocchi come canti risuonano in ciel, e tutti lo sanno il segreto è nel lento pulsar delle campane a Notre Dame…”
Ecco, il solo pensiero che la bella Parigi non possa più ascoltare le campane della Cattedrale mi fa annodare lo stomaco; non ha preso fuoco una struttura qualunque, qui si parla di una tra le costruzioni gotiche più rinomate al mondo. “Qui crolla il tempo delle cattedrali, la pietra sarà dura come la realtà…” scrive Cocciante nel testo della canzone del famosissimo musical “Notre Dame de Paris” e mi fa strano canticchiare questa canzone che so a memoria perché oggi ha tutto un altro sapore; quella Cattedrale è crollata davvero e la realtà è veramente dura come quella pietra.
La prima parola, anzi, il primo monosillabo che è uscito dalla mia bocca nel vedere quelle immagini prima sui social e poi al telegiornale è stato “NO”. No perché mi sembrava surreale, no perché non stavo guardando la fine del film della Disney “Il Gobbo di Notre Dame”, no perché non potevano esser vere e realistiche quelle immagini, no perché quella era, è, la mia chiesa.
Ho sentito davvero una grande tristezza nel cuore, quando ho visto cadere quella guglia come se fosse un semplicissimo pezzetto di carta ho provato dolore, perché gran parte della storia, della letteratura, della filosofia, dell’architettura e di tutte le mille forme d’arte che ci sono al mondo, in quel preciso istante, in parte sono crollate assieme a quella pietra a dir poco antica.
Notre Dame non è una chiesa come tante, Notre Dame per me è la regina delle Cattedrali, è come quelle signore ben sistemate, coi guanti di seta che sorseggiano il tè servito rigorosamente in una tazzina di porcellana coi fiori dipinti alzando il dito mignolo.
Quella Cattedrale era pura magia, quando ti ritrovavi di fronte a lei, ti sentivi piccolissimo ed impotente per la troppa bellezza ma al contempo ti sentivi bene, quasi a casa; non puoi non innamorarti di quella costruzione, non puoi non perderti nell’osservare attentamente la perfezione di quel rosone, non puoi non ricordare la tua infanzia nel notare i Gargoyles, non puoi non voler bene a Notre Dame, è impossibile.
Si sa, sono una francese mancata da sempre e per sempre ed oggi più che mai sono vicina a quella gente che ha pianto nel vedere quelle fiamme avvolgere un pezzo enorme di storia, di cultura e di vita, perché quelle campane hanno accompagnato generazioni e generazioni di parigini.
Mi manca.
Mi manca Parigi, più del solito.
Vi lascio con una citazione di Victor Hugo (e chi sennò), estrapolata dal suo “Notre Dame de Paris”, libro, o meglio, capolavoro che ho letto e riletto; “Il ne sort donc rien au dehors de ce feu qui me brûle le cœur?” (Non si vede nulla all’esterno di questo fuoco che mi brucia il cuore?)