Schiacciata con l’uva!

Chi mi conosce sa benissimo che io ai dolci non so proprio dire di no, impossibile, se c’è un dolcino io lo mangio, alla dieta ci si penserà nel duemilamai.
Detto ciò c’è un però, nonostante mi faccia una gola immensa, ce n’è uno che proprio non mi piace, sto parlando di una focaccia dolce tipicamente Toscana, Fiorentina per l’esattezza, ovvero la schiacciata con l’uva. L’altro giorno me la sono trovata davanti, è proprio questo il mese dedicato a questo dolce e, per un attimo, mi sono chiesta quale fosse la storia di questa schiacciata; l’ho chiesto a due o tre persone ma, capre come me, non sapevano niente e quindi, da brava bambina, mi sono documentata.
Essenzialmente è un dolce che veniva preparato durante il periodo di vendemmia ed ha origini molto povere, infatti è composto da ingredienti semplicissimi: pasta di pane, olio d’oliva, zucchero e uva nera.
Per realizzare questa schiacciata secondo la tradizione, non si deve utilizzare l’uva normale (e con “normale” intendo quella che troviamo in qualsiasi supermercato), bensì la “Camaiola”, una varietà d’uva coi chicchi più piccolini e pieni di semi e con un contenuto di acqua più alto rispetto all’uva che mangiamo e proprio per questi motivi, la “Camaiola” non è adatta alla vinificazione. Però i contadini, da bravi furbi, fecero di necessità virtù per farvela breve, invece di scartarla totalmente buttando via questo tipo di uva, iniziarono ad usarla per farci appunto questa schiacciata dolce.
Poi ormai le varianti possono essere infinite, c’è chi ci aggiunge l’uvetta, i pinoli, chi aromatizza il tutto col rosmarino e c’è anche chi usa l’uva classica ma… POVERI STOLTI, ERRORE! L’uva classica ha la buccia più fine e meno saporosa rispetto alla “Camaiola” ed in cottura non trattiene l’acqua, piccoli accorgimenti che però cambiano il risultato finale ed in più, belle donne, dovete sapere che i semi dell’uva hanno tante sostanze “anti-age”, quindi anche se sentire lo scricchiolio dei semini tra i denti non è piacevole, sopportate!