“Mamma mia quanto vorrei un animaletto…“, ho pensato domenica.
(Come se le cavalle non bastassero, ovviamente!)
Lunedì mattina, per assurdo, incappo in un piccolo pennuto in mezzo ad un parcheggio, spaesato, impaurito e “urlante”. Che faccio? Guardo un po’ intorno, niente, solo macchine.
“Tornerà la mamma a prenderlo…” ho pensato, quindi faccio i miei giri e dopo un bel po’ di tempo ripasso proprio da quel parcheggio e quel piccolo pennuto era sempre lì a cercare di fare zig zag tra le macchine. Scendo di macchina e gli vado incontro e lui, traballando, fa lo stesso.
“Andiamo a casa…” gli ho sussurrato mentre si arpionava con gli unghielli al mio dito indice e così abbiamo fatto.
Faccio un po’ di telefonate, mi viene anche detto di portarlo dai carabinieri del mio comune così loro avrebbero contattato il servizio faunistico e vi dico la verità, mi sono fatta una grande risata, mai e poi mai avrei dato una vita in mano a loro, proprio no. Sarò sfiduciata io, pensatela come vi pare ma col piffero che lascio questo piccolo cuoricino con loro, ma non ci penso proprio, nemmeno per due ore… Quando a mia mamma rubarono il portafoglio la prima cosa che le chiesero fu la carta d’identità o un documento, pensate che metta una vita in quelle manacce? Non credo.
Comunque, mi documento, divento super esperta di merli, credo di aver letto tutti i siti possibili, qualsiasi cosa, cosa mangia, quanto, dove, come, tra un pochino scoprirò anche cosa pensa!
Tutti, o meglio, tanti mi dicono che questo piccolo merlo non sopravviverà perché sono degli uccellini estremamente delicati e lui è solo un piccolino, un po’ sinceramente mi hanno scoraggiata, sono sincera, poi io che sono negativa di natura, immaginatevi la situazione. Allora mi sono guardata il famoso film “La Gabbianella e il Gatto” e mi ha rincuorata, non so bene come abbia fatto ma mi ha ricordato quanto sia bella la solidarietà tra creature diverse. Io ero sul mio letto e il mio piccolo merlo, Oliver, era nel suo nuovo nido, un po’ differente rispetto a quello vero ma comunque accettabile; ha dormito accanto a me ed alle 05.30 del mattino ha svolazzato sulla mia testa perché aveva fame, giustamente.
Non sono una mamma merla, ho una sola piuma sul braccio destro ma anch’io come il mio merlo ho due occhi, un cuore, una lingua e volendo, se mi lego i capelli, ho anche la coda.
E poi ho scoperto che posso documentarmi quanto voglio ma lui da bravo, mi spiega esattamente cosa fare e quando, va solo un po’ interpretato.
Spero di riuscire, come il Gatto del libro di Sepùlveda, a far volare questo piccolo uccellino, spero di potergli dar l’occasione di sbattere forte le ali e spiccare il volo ovunque voglia andare.