Leggere “Atlante Appennino” di Elisa Veronesi è come fare una lunga camminata.
Una lettura in movimento attraverso la storia di un territorio che si mescola alla vita dell’autrice generando ricordi, pensieri, riflessioni, nodi, boschi, case disabitate, profumo di sottobosco e animali selvatici. Insomma, si fa una gran bella camminata che per certi versi fa sospirare ma che arricchisce, informa e risveglia i sensi.
Innanzitutto ci tengo a ringraziare la casa editrice Piano B Edizioni per avermi inviato la copia. È stato un vero piacere muovermi tra queste pagine guidata dalla penna dell’autrice.
Come ci dice il sottotitolo, si tratta di “un’ecobiografia” e, proprio come se fosse un puzzle, incastra storie e frammenti biografici, all’ambiente. Il rislutato è un testo molto interessante che somiglia proprio a una camminata sull’Appennino, luogo che ha tanto da raccontare, ombre e luci, salite dure e panorami immensi.
L’autrice, con una penna dettagliata e precisa, ci fa da guida. Inizia a parlarci iniziando dal distacco che c’è tra lei e quel luogo che l’ha vista nascere e crescere. Ci racconta che da qualche anno vive in Francia ma le sue radici sono là, incastonate nell’Appennino Reggiano. Una culla di ricordi e pezzi di storia.
Scoprirete anche tanti posticini da aggiungere alla lista “luoghi da visitare prima o poi” e per gli amanti delle camminate in montagna, non mancheranno le vette da segnare. Vi lascio alcuni nomi come Castelnovo ne’ Monti, il monte Berghinzone e la vetta del Cusna…
Il lettore si fa silenzioso e attento. I rumori attorno si attenunano e la penna dell’autrice ci regala momenti di vita quotidiana fatti di lentezza, di piccole cose, di profumi naturali e di mestieri antichi.
In lei si risveglia un qualcosa, un’emozione dolce e amara.
Dolce perché la bellezza del luogo è unica, i momenti dell’infanzia trascorsi al paese sono attraversati da grandi sorrisi ma c’è anche quell’amaro innegabile che porta un’ombra sul territorio. Un sentimento duro si rivolge alla crisi climatica, all’attenzione dell’uomo che è sempre troppo poca, alle apparenti (ma non reali) poche scelte di vita e a quei paesi che sembrano abbandonati a se stessi.
Questo dualismo si fa strada nel lettore che lo riconosce e lo percepisce forte e chiaro grazie alle parole e ai ragionamenti dell’autrice.
Ma non è solo questo, non è solamente la parte amara, la montagna che cambia o il dramma delle ondate turistiche gestite male. Quei luoghi sono anche pregni di una vita antica fatta di boschi, sentieri e vette che fanno innamorare le anime simili e affini.
L’Appennino, come ci dice l’autrice, è “il riconoscimento di un’esistenza di grandezza diversa da quella dell’essere umano”. L’onore d’incrociare un animale selvatico, la bellezza di un panorama unico, la salita faticosa che ti pone una sfida, il bosco che sembra uscito da una storia magica, l’atmosfera antica e il ritorno a una vita più essenziale che necessita una grande spolverata da tutte le futilità che ci circondano ogni giorno. Qui ho respirato e ho percepito quel desiderio che fa capolino da tanto, l’ho abbracciato e come sempre gli ho sorriso.
Una vita che non è per tutti ma cha ha tutta la ricchezza del mondo.
Per chi è? Per chi ama quel territorio, per chi lo conosce ma vuol immergersi ancora di più. Lo consiglio a tutti gli amanti della montagna e a tutti coloro che hanno voglia di un testo reale, sincero e capace di mostrare una verità tutta sua. Questo è un libro che ha personalità.
A me è piaciuto davvero tanto. Per quanto mi riguarda è stata una lettura che non mi ha tenuto solo compagni. Mi ha riconfermato quanto sia lampante il mio legame con certi luoghi. Non è tutto rosa e fiori là, anzi, le salite son belle toste ma i panorami sono impagabili, quelli ripagano sempre, metaforicamente parlando e non.
Buona proseguimento di giornata lettori e lettrici di questo spazio, ci risentiamo prestissimo!