Cari lettori, concludo l’anno con una “signora lettura”.
“Le nostre anime di notte” di Kent Haruf è un romanzo di una dolcezza unica, di una sensibilità elevatissima e la ciliegina sulla torta è la scirttura dell’autore che è davvero bella e piena di emozioni.
È una storia poetica che porta con sé un malinconico bagaglio di vita, anzi, di due vite.
Siamo nella cittadina di Holt, in Colorado e due vedovi, nonché vicini di casa, si legano in modo peculiare.
La distinta signora Addie Moore non ha più voglia di assaporare la solitudine notturna quindi si fa coraggio e chiede al suo vicino di casa, Louis Waters di passare la notte insieme a lei, a parlare.
Dopo un’iniziale perplessità, data la proposta inusuale, Louis inizia ad andare da Addie col suo pigiama e lo spazzolino ben sistemati in una busta di carta e comincia così la conoscenza di questi due personaggi in là con gli anni ma pronti ad aprirsi l’un l’altra.
Addie e Louis parlano tanto, raccontano pezzi di vita, avventure e disavventure, sogni, paure, speranze e desideri.
I due protagonisti sono solenni, delicati e pieni di umanità. Dietro alle loro rughe avanza l’ampio valore delle parole, dei piccoli gesti, della minuziosa attenzione verso l’altra persona. Abbiamo a che fare con due anime sole che, nonostante tutto, sono ancora in grado di parlare apertamente di sentimenti e di tutto quello che hanno (o non hanno) affrontato senza tergiversare. Questa nuova compagnia regala nuova linfa alla vita di entrambi, i loro discorsi diventano quasi una necessità e la presenza in quel letto rassicura l’anima dei due vedovi.
La notte cambia aspetto, da momento pesante e nemico che era prima, adesso diventa un lasso di tempo meraviglioso, fatto di ascolto, condivisione, emozioni e sorrisi.
Ma siamo in una piccola cittadina e le voci iniziano a circolare. Le bocche son larghe e gli occhi attenti. Louis che esce di casa al tramonto per percorrere quel breve vialetto che lo porta davanti alla porta di Addie non passa inosservato e la gente inizia a mormorare. I nostri due protagonisti si ritrovano a dover scegliere tra la propria libertà ed il rimpianto.
Questo romanzo è il primo che leggo dell’autore ma posso assicurarvi che non sarà l’ultimo. Con calma voglio recuperare anche gli altri suoi scritti perché una penna come la sua va letta.
In poco più di 160 pagine ha costruito una storia emozionante che ruota attorno ad argomenti estremamente delicati. Si legge tutto d’un fiato, lo stile coinvolgente dell’autore diventa una sorta di calamita per il lettore. Si percepisce l’urgenza di conoscere sempre di più questi due “vecchietti” e quando un libro lo si cerca in ogni attimo disponibile di vita, anche mentre cuoce la pasta, ecco che a mio avviso ha raggiunto il suo obiettivo, ha fatto centro.
Per chi è? “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf è per chi ha voglia o bisogno di un tocco sensibile, di un abbraccio. Lo trovo un romanzo malinconico adatto alle anime antiche, un po’ romantiche che si commuovono coi piccoli gesti.
E dunque concludo l’anno con un romanzo che mi è piaciuto davvero tanto. Bene così, mi sarebbe dispiaciuto terminare questo 2023 con un libro poco soddisfacente.
Come da tradizione, scavallo le due annualità con un libro di Tolkien. Sono tanti anni ormai che mi piace iniziare l’anno con un qualcosa di suo. Cos’ho scelto? Ah beh, per questo dovrete aspettare qualche giorno.
Nel mentre, miei cari lettori, vi auguro buona fine e buon inizio!
Se non avete idee su quale libro leggere per iniziare l’anno, “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf è un’ottima scelta, fateci un pensierino!
A presto e buon proseguimento di giornata!
Buona fine d’anno. E buon inizio. Tolkien è un cavallo di battaglia che porta ovunque…
Buon inizio anche a te e speriamo che quest’annata sia piena di sorrisi! Su Tolkien concordo tantissimo, c’è poco da fare!