Buongiorno lettori e lettrici, oggi parliamo dell’ultima lettura fatta, ovvero “L’ora di greco” di Han Kang edito Adelphi.
Dobbiamo fare una premessa che in realtà è più un promemoria a dirla tutta perché mi sono avvicinata a questa lettura con l’approccio sbagliato. Mi spiego meglio.
Tempo fa lessi “La vegetariana” di Han Kang (clicca QUI per leggere la recensione) e mi era piaciuto tantissimo. Ricordo di aver divorato quelle pagine. La storia cruda, atipica e graffiante creata dall’autrice coreana mi aveva soddisfatta ampiamente e appena ho saputo di questa nuova uscita mi sono sfregata le mani.
Mi sono approcciata a questo nuovo romanzo cercando quel qualcosa di particolare e unico che avevo trovato ne “La vegetariana” scordandomi un dettaglio importantissimo: ogni storia è a sé.
Ho ritrovato la schiettezza dell’autrice nel raccontare la vicenda, la caratterizzazione scheletrica ma precisa dei personaggi che orbitano attorno alla storia, il suo tono secco eppure melodioso e poetico.
“L’ora di greco” di Han Kang è una storia frammentata che vive nel dualismo dei due protagonisti; un uomo destinato alla cecità e una donna che non riesce più a proferire parola.
Storie, ricordi sfocati, momenti traumatici, treni persi, cultura coreana e un futuro non roseo che aleggia nell’aula di greco, luogo dove tutto s’incontra.
La scrittura di Han Kang non tergiversa, non infiocchetta e non fa mai giri di parole. Va dritta al punto, ricerca l’essenziale.
In questa storia troverete tanti silenzi; silenzi pieni che raccontano più di mille parole.
È un romanzo delicatissimo, sembra fatto di penombra. Vive di un equilibrio tutto suo.
Molto meno crudo rispetto a “La vegetariana”, forse più maturo, introspettivo e silenzioso.
Anche la struttura è diversa, il testo appare all’inizio più polposo, verso la fine invece diventa più magro, essenziale e va accettato così com’è perché è coerente e rappresenta perfettamente sia la trama che i personaggi.
Mi è piaciuto più questo o “La vegetariana”? Appena l’ho terminato ho pensato “è sotto al romanzo precedente”, questo era il parere a caldo. Adesso, a distanza di qualche ora, vi dico che è una storia diversa. Rimane forse meno impresso perché è meno impattante rispetto all’urlo de “La vegetariana” però è di una delicatezza unica, malinconica e avvolgente. Ho sbagliato approccio, me ne sono accorta a metà libro quando cercavo un qualcosa che non stavo trovando. Ma cercavo la sensazione sbagliata perché questa è un’altra storia. Mi sono resa conto della forza di questo romanzo solo qualche ora dopo averlo terminato. Ne ho percepito il prezioso silenzio, la delicatezza poetica che lo sfiora e la grande accettazione che trasmette. Accettazione di sé e dell’altro, delle situazioni e del capirsi nell’essenziale, nei silenzi.
La totalità di questo libro mi è arrivata a scoppio ritardato.
Per chi è “L’ora di greco” di Han Kang? Per tutti quelli che hanno bisogno di silenzio e d’introspezione. Per chi si ritrova a correre sempre ma sente il forte bisogno di fermarsi. È una storia per chi non è mai soddisfatto e per coloro che dicono “l’erba del vicino è sempre più verde”.
“L’ora di greco” di Han Kang è un romanzo pieno di sensibilità.
Per chi ha letto “La vegetariana”; non fate il mio stesso errore, entrate in questa storia in punta di piedi e lasciatevi commuovere dalla sua delicatezza.
Grazie a te per aver giocato con me cercando questo libro, ogni volta è un sorriso.