Come faccio a parlarvi di questo libro senza essere prolissa all’infinito?
Beh, oggi è dura eh! Ci proveremo ma vi assicuro che “La paura del saggio” di Patrick Rothfuss meriterebbe taaaante chiacchiere e taaaanto tempo!
Innanzitutto si tratta… No alt, prima di parlarvi di questo libro devo ringraziare l’anima fine e gentile che me l’ha regalato. Niente è scontato, ricordiamocelo sempre. Certi gesti, semplici e sorridenti, sono tutto, sono l’universo. Quindi GRAZIE per la peripezia meravigliosa legata a questo librone.
Adesso possiamo iniziare… Si tratta del secondo volume della trilogia “Le cronche dell’assassino del re”. Il primo volume, “Il nome del vento” è anch’esso un bel mattonazzo che però vi farà perdutamente innamorare della penna dell’autore.
Il worldbuilding che Rothfuss ha creato per questa trilogia è meraviglioso, descritto divinamente in modo tale da catapultare il lettore proprio lì; nella locanda, sulla carovana, nel bosco, all’Accademia o nei boschi.
Alla fine del primo volume i punti interrogativi non sono mancati ma, com’è giusto che sia quando si parla di una saga, il tutto si snocciola piano piano.
In questo secondo capitolo il nostro protagonista, Kvothe (per me uno dei personaggi più belli e complessi di sempre), ci riporta nuovamente sia nel suo presente che nel suo passato. Quindi siate pronti ai salti temporali. Ce ne sono tanti ma credetemi, non danno fastidio, è tutto scritto e descritto in modo che il lettore non si perda ma rimanga perfettamente ancorato alla storia.
Alcuni punti interrogativi li debelliamo dalla lista, Kvothe trova delle risposte ma il suo temperamento ci porterà ad altri dubbi, domande che alla fine del libro rimangono lì, in quel punto finale.
Arriverà un terzo volume? Eh, domanda da mille dollari o forse anche di più.
Alcuni dicono di sì, altri sono più titubanti.
Personalmente ci spero con tutta me stessa perché lasciare a mezzo una storia come questa sarebbe un colpo al cuore per noi lettori che ormai abbiamo lottato insieme a Kvothe.
Troverete una storia dentro altre storie, la noia non esiste in questo libro. Non lasciatevi spaventare dalla mole perché vi giuro che queste mille e passa pagine vi voleranno. La scrittura è liscia come l’olio, la trama ha un ritmo sempre alto ed incalzante e non ci sono momenti di stallo. Ai personaggi che abbiamo conosciuto nel primo volume se ne aggiungono altri e sono splendidi. Io ho amato tantissimo la fata Felurian e lo Cthaeh, un albero – creatura che assomiglia ad un salice.
Si ampliano anche le tematiche. Essendo una storia incentrata sulla vita di Kvothe, tutto si espande insieme alla sua crescita. Infatti in questo secondo volume oltre alle sue avventure e disavventure, entriamo molto più nel pronfondo della sua anima, dei suoi pensieri e anche dei suoi sentimenti. Ci sono tante emozioni che si aggrovigliano tra di loro. Troveremo la paura, il sentirsi incompleto e inadatto, l’amicizia salvifica, l’amore, la rivalità e cosa voglia dire essere un eroe, una leggenda. La fama porta con sé un bagaglio che va saputo gestire.
Dunque miei cari lettori, mi fermo qua perché se vado oltre c’è il rischio spoiler e quindi stop, mettiamo un punto. Che dirvi, se amate il fantasy vecchio stile, se avete amato la penna di Tolkien, di Lewis, Brooks e della Troisi v’invito con tutto il cuore a leggere questi due volumi.
Ovviamente iniziate dal primo, “Il nome del vento” e poi procedete con “La paura del saggio” di Patrick Rothfuss. Sono veramente due mattonazzi degni di nota.
E adesso non ci resta altro che aspettare il terzo ed ultimo volume, incrociamo tutti quanti le dita, anche quelle dei piedi e speriamo bene… In caso che dite, facciamo una spedizione sotto casa del Signor Rothfuss, gli bussiamo alla porta e lo obblighiamo a concludere la saga?
Beh, pensiamoci!
Buona giornata e buon weekend!