Che bella fiaba, profonda e piena di significati.
“La volpe che amava le piccole cose” di Nicola Pesce è il seguito de “La volpe che amava i libri”, una storia che entra nel cuore di qualsiasi tipo di lettore.
Il primo libro mi commosse nel profondo. È una storia che ho fatto leggere a tante persone tra cui la mia amica Eleonora (clicca QUI per visitare il suo blog). Quando scoprii che Nicola Pesce aveva scritto un seguito, il mio entusiasmo era alle stelle. Mandai subito un mega audio ad Eleonora dicendole che dovevo PER FORZA acquistare il secondo libro ma niente, non ho fatto in tempo perché quell’anima preziosa di amica me l’ha regalato per Natale.
(GRAZIE Amichina!)
Del primo libro ve ne parlai a suo tempo sulla mia pagina Instagram (clicca QUI per leggere il post dedicato) e questo secondo libro non è da meno, assolutamente!
Partiamo dicendo che non è facile scrivere un “numero due”, soprattutto quando il primo figlio di carta ha avuto un notevole successo come in questo caso; lo spettro della fama può giocare brutti scherzi.
Nella prefazione de “La volpe che amava le piccole cose” scritta dall’autore, si percepisce questo suo brividino. Nel mio piccolo, vorrei dire a Nicola Pesce che i suoi animaletti, anche se ormai sono un po’ anche nostri, hanno fatto un egregio lavoro, io li beno, tantissimo… (Chi ha letto sa e conosce questo “beno“!)
Gli argomenti che l’autore sfiora e tocca sono tanti e pregni.
Come nel primo libro, i nostri protagonisti sono animali pensanti (molto pensanti). I loro dialoghi, le loro riflessioni e sensazioni entrano piano piano nell’anima del lettore per poi accoccolarsi lentamente accanto al cuore. Con immenso piacere ho ritrovato i nomi conosciuti nel primo volume, con l’aggiunta di un personaggio che mi ha affascinata tantissimo: KA.
L’autore ha racchiuso in Ka un argomento chiave di questa storia, ovvero la diversità. Dico questo perché Ka non sa che animale è, o meglio, non se lo ricorda. Alcuni degli animaletti che incrociamo in questa storia voglio definire Ka, gli dicono chi e cosa dovrebbe essere, cosa dovrebbe dire o fare. Qui c’è la netta critica nei confronti della società, all’essere o non essere conforme. Si parla di anticonformismo dunque e perché no, anche di bullismo.
Quando Ka si ricorda la sua identità mi sono commossa, ve lo dico ma tranquilli, mi fermo qua.
“La volpe che amava le piccole cose” è una fiaba che gira attorno al significato di amore, o meglio, di amure, come direbbe qualcuno in questo libro. Ma non l’amore standardizzato, badate bene, qui si parla di quell’amore generale, supremo. Bisogna ampliarlo al suo significato più variegato e grande per comprenderlo. Si parla di affetto in tutte le sue manifestazioni, di quanto sia fondamentale mantenere un cuore puro, di quanto le parole siano importanti nel loro poter colmare o dividere.
Bisogna ripartire sempre dalle piccole cose, anche quando pare impossibile. Quando non pensiamo di avere forze sufficienti, è proprio lì che dobbiamo andare in una sorta di letargo emotivo per ricaricarci e radicarci in noi. Questa storia è unione, amicizia, rispetto. È così delicata che credo sia impossibile non stringere questo libro al cuore versando qualche lacrima calda di sana commozione.
“La volpe che amava le piccole cose”, proprio come il libro precedente, “La volpe che amava i libri”, sono storie che scaldano tanto, addolciscono anche gli animi più burberi. Sono “libri-coccola” per ragazzi e per adulti, soprattutto per adulti. Ve li consiglio con tutta me stessa.
Aprite il cuore a questi personaggi e preparate i fazzoletti.
Se non li avete letti rimediate, date retta alla Sil, recuperate il primo volume e poi senza timore andate avanti con questo.
Vi auguro buon proseguimento di giornata, ci sentiamo presto cari lettori, un abbraccio!