Vi avevo detto che dovevo riflettere un po’ sulla questione “Natale” ed eccomi qui per raccontarvi i miei pensieri.
Ammetto, e chi mi legge o mi conosce lo sa, che da qualche anno a questa parte ho avuto molta difficoltà ad affrontare il periodo natalizio o ad apprezzarne il calore, l’atmosfera e quant’altro. Diciamo che non sono mai stata una fan sfegatata di questo mese, sono sincerissima nel dirvi che le emozioni che il Natale porta con sé mi hanno sempre messo un po’ di tristezza addosso, una leggera malinconia che ritrovo nelle canzoncine, nelle melodie, nelle strade deserte la sera ma illuminate da quelle lucine, insomma, non è un periodo dell’anno che mi mette allegria. Trovo anche molta ipocrisia in questa festività, ci sono tanti sorrisi falsi fatti quasi per dovere, la corsa ai regali perché sembra un obbligo doverli fare, il dover dire “auguri” a persone che non conosco o che mi stanno super antipatiche, diciamo che non vedo il Natale come una festa limpida e cristallina e, da qualche annetto a questa parte, ho messo un crocione sopra a questo periodo, soprattutto da quando il nonno ci ha lasciati, non lo nego.
MA, perché come sapete c’è sempre un MA, ho riflettuto con me, in solitaria, con le mie candeline accese ed una tazza di tè bollente, ho voluto affrontare questo argomento con me stessa e per farlo sono dovuta andare ad interpellare la “me” attaccata alla tradizione, quella “me” che sorride felice nel ricordare il passato.
Ho ripescato questa “me” perché avevo bisogno di ricordare, mi sono fatta tante domande, alcune non hanno trovato risposta, altre invece sì per fortuna.
La domanda “clou” che mi sono posta è stata il perché, perché storgo un po’ la bocca verso il Natale? Risposta semplice ma tosta da ammettere; non c’è il nonno che chiede di passargli la “piccia“. Non prende in giro la nonna mentre prepara tutti i suoi mille fronzoli, bigliettini e fiocchetti vari, non dice “mm, io unn’ho mangiato nulla” quando in realtà aveva mangiato per due, non borbotta all’infinito quando, per l’Epifania, facciamo la fonduta e lui odiava quella situazione, infatti diceva sempre che erano meglio due uova al tegamino. Però era molto fiero del suo presepe, quello bello e grande che comprò in negozio dalla mamma anni fa; ecco, quello lo rendeva felice e gli piaceva proprio tanto.
Mi sono ritrovata ad affermare che il Natale crea ricordi vividi, di quelli che ad occhi chiusi sembrano quasi tangibili, riaffiorano le sensazioni, le emozioni, perfino gli odori ed in questo caso fanno male perché sono cose passate che non posso rivivere. La mancanza di una presenza positivamente ingombrante a Natale la si sente e la si percepisce maggiormente, non so bene come mai, ma è così per quanto mi riguarda.
Ora arriva il MA. Ho un nipotino di 1 anno e qualche mese, ho un merlo che è una meravigliosa creatura, ho un ragazzo unico, amici bellissimi ed ho una famiglia ineguagliabile… Non mi manca nulla per ricominciare a vivere l’atmosfera natalizia. Certi ricordi, seppur un po’ dolorosi ed accompagnati da una lacrima, alla fine portano il sorriso perché sono stati momenti unici che mi porterò con me per sempre, a prescindere da tutto e tutti.
Ogni cosa arriva col tempo, non posso pretendere subito da me stessa di saltellare di fronte alle lucine, ad un albero o alle canzoni natalizie, non posso e non devo assolutamente creare forzature ma io sono certa che piano piano, con calma, riuscirò ad accogliere di nuovo questa festività in maniera più positiva.
Questo Natale ho già fatto qualche passino avanti, ho messo delle lucine in casa e delle candeline natalizie. Piano piano.
La volete sapere la cosa bella? Che io, scrivendo questo articolo, ho versato qualche lacrima e mi sono emozionata; ecco perché scrivo.