Chi mi conosce sa che io finirò sicuramente nel girone infernale dei golosi ed il mese più corto dell’anno porta con sé delle vere prelibatezze come le frittelle e le famose “chiacchiere” che, a seconda delle regioni, possono essere chiamate “bugie” o come diciamo qui da noi, i “cenci”.
Le “chiacchiere” di Carnevale hanno un sapore inconfondibile, ma lo sapevate che la loro storia è molto antica? Io non lo sapevo da brava capretta, quindi ho fatto i compiti e mi sono informata.
Dobbiamo tornare un po’ indietro, nell’antica Roma ai tempi dei Saturnali o Baccanali, la versione “old style” del nostro attuale Carnevale. Durante questi eventi festaioli si cucinavano questi dolcetti, chiamati “Frictilia” proprio perché si friggevano nel grasso di maiale che venivano poi distribuiti alla gente per tutte le strade della città per celebrare il periodo invernale ed in particolar modo i Saturnali. Come tutte le ricette famose, anche questa ha un bagaglio di leggende bello sostanzioso e la più rilevante è quella legata a Margherita di Savoia.
La leggenda ci spiega il perché del nome “chiacchiere” e ci dice che un giorno, durante una lunga (e probabilmente noiosa) conversazione a corte, spinta da quel tipico languorino irrefrenabile, la nostra Margherita chiese al cuoco di preparare qualcosa di nuovo, dolce e sfizioso per sé e per i suoi ospiti. Il cuoco, Raffaele Esposito, per non perdere tempo, decise di preparare un dolce veloce ma gustoso ed ecco dunque che, tra una chiacchiera e l’altra, nacquero questi dolcetti buonissimi.
Quindi anche voi, seguite tutti l’esempio di Margherita di Savoia, se vi sentite annoiati o lo stomaco brontola richiamandovi all’ordine, una “chiacchiera” vi farà subito stare meglio… Tanto la prova costume è ancora lontana!