La mamma torna dal mercato e sorridente dice “Ti ho preso una cosa..”, io aspetto, come una bambina che crede ancora a Babbo Natale, seguo ogni suo passo, lei si china, apre la busta e tira fuori una melagrana.
Felicità.
Lo so cosa state pensando: “si può essere felici per aver ricevuto una melagrana?“eh, vi leggo nel pensiero io, che credete, ebbene sì, si può essere molto felici, anzi, io sono molto felice. Non prendetemi per assurda (solo un pochino via..), non è che se mi danno un mandarino sono felice eh, capiamoci, ma la melagrana mi fa quest’effetto e sapete come mai? Perché io sono una melagrana.
Si si, avete capito bene, io sono una melagrana.
Sono sempre stata affascinata da questo frutto, già che arriva in Autunno e quindi tocca la mia stagione preferita e poi, ogni volta che lo apro m’incuriosisce, lo guardo, ne osservo i colori e le strane forme che fanno i semini al suo interno e proprio l’altro giorno, mentre giocherellavo col regalo della mamma, mi sono fermata un attimo, mi sono girata tra le mani quella strana “palla” rossiccia e ho pensato che io sono esattamente come una melagrana, poi ho sorriso.
Il suo esterno è duro, sembra quasi non voglia farti vedere quello che c’è dentro, alcune volte ha un colore più acceso, altre un po’ più sbiadito e tende quasi al marroncino, poi ha quello strano e buffo picciolo che sembra uno spennacchio; se dovessi associare questo frutto ad un oggetto mi viene subito in mente uno scrigno o un baule ben sigillato, magari anche un po’ antico, resistente e robusto all’esterno e strapieno di cose al suo interno.
Se la guardi in modo superficiale non dai una lira alla melagrana, sembra un frutto apparentemente insulso, come se fosse una mela un po’ più grande e dalla forma più rotonda, però poi quando la apri arriva sempre la sorpresa. Si suddivide in scomparti, come gli “arrondissement” di Parigi, e ognuno di essi contiene tanti semi (e ho scoperto che si chiamano arilli) e cavolo, io sono fatta esattamente come lei, divisa per settori che hanno a loro volta un sacco di cosine all’interno.
Ogni volta che ne apro una mi perdo nella sua maniacale perfezione, al suo interno è tutto messo secondo un caos ordinato ed io, sono una melagrana, con quei piccoli semi rossi attaccati alla loro membrana e non nego che effettivamente è un bel lavoro mettersi lì e staccarli tutti, una fatica insomma ed il suo bello è che il succo di questi semini ha mille sapori racchiusi tutti insieme, sa essere acido, dolciastro e talvolta anche un po’ amarognolo ed io più ci penso, più mi sento come questo frutto.
Essendo arrivata a tale conclusione, mi sono documentata e ho scoperto che la melagrana è circondata da tanti miti e leggende, ho letto che è un frutto dal duplice significato in quanto simboleggia sia la vita che la morte, è attributo della regina del Cosmo nel suo ruolo di “colei che dà la vita e che la toglie”, sono state addirittura ritrovate delle melagrane d’argilla nelle tombe greche dell’Italia meridionale e, secondo un mito greco, il primissimo melograno nacque proprio dalle stille di sangue di Dionisio, non a caso i suoi semi sono rossi come il sangue.
Insomma, sembra un frutto un po’ insulso ma in realtà è tanta roba e soprattutto è diverso dagli altri, non lo sbucci e lo mangi, nossignore, tagli la buccia e poi ti sbatti un bel po’ per levare ogni piccolo seme rosso, in parole povere, se vuoi averlo tutto quanto, devi durare un po’ di fatica ed io, più che osservo la mia melagrana davanti a me e più mi sento come lei.