Eccomi qua, un po’ pensierosa, un po’ stanca e con un pochino di amaro in bocca. Domenica 1 Ottobre il meteo è stato clemente ed ha fatto sì che la Festa dell’Uva si svolgesse senza nessun intoppo, abbiamo sfilato tutti, convinti ed orgogliosi del lavoro che avevamo svolto ma il risultato non è stato dei migliori, siamo arrivati terzi e la vittoria se l’è aggiudicata il rione del Sant’Antonio.
Un terzo posto non fa di certo piacere però devo dire che non è un boccone troppo difficile da mandar giù, nel senso che avevamo un progetto molto forte ma altrettanto particolare e con un concetto “fine”, o piaceva o non piaceva, non c’era una via di mezzo ed ovviamente con un “MAI UNA GIOIA” scritto a caratteri cubitali, la nostra idea non ha entusiasmato più di tanto la giuria.
Personalmente sono molto, molto contenta di quello che il mio rione è riuscito a portare in piazza, tutti eravamo soddisfatti, convinti ed estremamente sorridenti. Gli “errorini” ci sono stati e ci saranno sempre, la perfezione non esiste, le critiche costruttive sono sempre ben accette e per questo noi lavoreremo ancora di più per migliorarci e per rendere questo spettacolo ancora più bello ed entusiasmante.
Ora che succede? Beh, dopo avervi parlato del turbinio di emozioni settembrino, il post Festa dell’Uva ha una sola emozione, ovvero il vuoto, si, avete capito bene e adesso vi spiego il perché. Quando per un mese intero stai sempre a contatto con quella famiglia acquisita, tutti sono vestiti sempre dello stesso colore, ceni insieme a queste persone per tutto il mese, ridi con loro, ti arrabbi, ti abbracci, canti, batti un tequila, scambi quattro chiacchiere lavorando a testa bassa e poi quando tutto questo finisce ecco che quella sensazione di vuoto arriva e ti prende un po’ lo stomaco.
Ti ritrovi a casa quando fino a qualche giorno fa eri a fare l’aperitivo al bar del rione ed osservavi quel carro in cui hai creduto fino all’ultimo, poi arriva l’ora della cena, non siamo più un centinaio, nessuno ti spezza la forchetta, non sei più appiccicata alla gente mangiando in posizioni assurde, a passare continuamente il pane, a cantare a squarciagola, a ridere, a lanciare palline di carta e poi non devi più andare alle prove, prendere i pennelli in mano, sporcarti i vestiti, sentire l’umido di Nizzano che ti entra nelle ossa e credetemi se vi dico che tutto questo manca, manca già tantissimo.
Guardi le maglie del tuo colore, le felpe e le scarpe sporche di vernice, sorridi con un filo di malinconia ed allora mi sento costretta a fare un pensiero positivo:”...Tra poco c’è la fiera, almeno staremo un altro po’ tutti insieme, non vedo l’ora!”.
Il fisico è stanco, il fegato ha bisogno di una tregua, gli occhi sono gonfi però il cuore invece richiede di continuare ancora, non è sazio di tutto ciò ma lo tranquillizzo e gli dico di stare calmo, perché sì, anche quest’anno la Festa dell’Uva è arrivata al capolinea ed anche se ho buttato a lavare tutte quelle maglie verdi, è solo questione di pochi mesi, dopo la fiera ci sarà una pausa ma poi ripartiremo in tromba, carichi e positivi!
Ringrazio ogni rionale per il mese stupendo che mi ha fatto passare, erano anni che non lo vivevo così ed è stato a dir poco meraviglioso, la nostra Festa regala sempre tante emozioni, perché è magica ed unica e la mia famiglia verde lo è ancora di più… Mentre rimetto le forcine che ho usato Domenica per sfilare, i trucchi e le “antistupro” canticchio come sempre “...Pampano verde, cuore di vero palloiano…”