Malelingue

Oggi vi parlerò di una cosetta, forse l’unica, che mi irrita tantissimo della vita di paese.
Ormai, leggendo i pensieri che riporto su questa specie di diario, avrete almeno intuito quanto io sia innamorata del mio paese, quanto mi piaccia la sua anima campagnola, i suoi averi, i suoi colori e profumi, mi piace il fatto che se passeggi per la piazza incontrerai sicuramente una faccia amica per scambiarci due parole o un caffè però, la vita di paese ha la sua nota negativa, come tutte le cose del resto, dico bene? Sto parlando delle chiacchiere o delle “ciane” come le chiamiamo noi, ma per non essere fraintesa adesso vi spiegherò meglio. Non sto parlando di quei chiacchiericci divertenti, delle “ciaccole” tra donne davanti ad un aperitivo, non sto parlando della battutina buttata lì, della frecciatina o dei gossip da lasciarti a bocca aperta, non sto parlando di queste cose che sono praticamente all’ordine del giorno grazie anche ai social, telefoni e magheggi vari, mi riferisco piuttosto alle famose malelingue che purtroppo, lo so bene, sono sempre esistite e non si estingueranno di certo adesso ma capirete bene quanto possono essere amplificate in un paesello?
A tutti piace parlucchiare, scambiarsi qualche pettegolezzo fresco fresco soprattutto tra donzelle, il “momento ciana” è sacro e sono inevitabili dai tempi dei tempi ed io sono la prima che, quando sa qualche novità spumeggiante, manda subito il messaggino all’amica (anche se solitamente sono loro a raccontare gli scoop a me!) però queste qui sono tutte cose, a mio avviso, abbastanza innocue e di poco peso. Quelle invece che vorrei criticare (solo un attimino eh, ma lasciatemelo fare!) sono quelle persone che sparlano per puro piacere e mi fanno ribrezzo perché non fanno altro che alimentare dei fuochi di paglia per soddisfare il loro macabro, triste e alquanto squallido divertimento personale. Un classico è quando si mettono alla finestra ad origliare in silenzio, magari sbirciano tra le persiane o da dietro la tenda, oppure fanno finta di fare una cosa qualsiasi e nel frattempo allungano le loro miserabili orecchie cercando di acchiappare il più possibile. Il bello è che magari sentono due o tre parole e da quelle ci costruiscono sopra una fantasiosa Muraglia Cinese, lasciando andare a briglia sciolta la loro fervida immaginazione e poi che fanno? Ovviamente vanno a riferire il loro ipotetico discorso pittoresco fondato sul nulla alle loro amiche dalla lingua biforcuta che senza dubbio rincarano la dose di fantasia, aggiungendo merletti e ricami a loro piacimento e così via, insomma in un balletto ci si ritrova a giocare al telefono senza fili in paese.
Queste sono le cose che mi fanno veramente arrivare delle vampate di rabbia clamorose, spegnendomi la connessione tra cervello e bocca perché poi ti senti costretto a sussurrare delle tue cose personali con persone fidate in luoghi che per te sono “sicuri” e confortevoli.
Penso che il famoso detto “chi si fa gli affari suoi campa cent’anni” sia veramente un insieme di parole impossibili da comprendere per la maggior parte della specie umana.
Io adoro aiutare la gente e dare suggerimenti, quindi sapete cosa consiglio? Di piantarla di origliare per due semplici motivi: il primo perché è maleducazione, il secondo perché io sono una persona estremamente permalosa e vendicativa e alla primissima occasione che mi capita sotto tiro, miro bene (molto bene) e punto diretta al centro per fare 100 punti. Inizio a pensare di dover diffidare sempre un pochino dalle persone dal’aria troppo buona e “pacioccosa” perché alla fine dei conti ti fregano sempre ed è sotto un sorriso troppo grande che spesso si nasconde una lingua biforcuta.
Vi lascio con una bella frase, una bomba a mio avviso, “qui habet aures audienti, audiat” che tradotta letteralmente significa”chi ha orecchi per intendere, intenda”.