Il rientro dalle vacanze è sempre un momento delicato, traumatico e decisamente poco piacevole.
L’ultimo giorno di lavoro pre ferie abbiamo tutti quell’entusiasmo addosso che ci fa fare quel tanto atteso conto alla rovescia delle interminabili ore, ci troviamo in ufficio, in negozio, in qualsiasi posto di lavoro fisicamente ma con la testa siamo già a fare la valigia. Poi ecco che arriva quell’ultima ora che ha quell’innata capacità di allungarsi secondo dopo secondo fino a che, incredibile ma vero, arriva quel magico momento, esattamente come quando intorno all’8 di Giugno sentiamo quel dolce suono della campanella di scuola che apre il sipario dell’attesissima stagione estiva, ecco, stessa zuppa quando si lavora, si aspetta impazienti quell’istante in cui puoi chiudere cartelline, spegnere il computer, chiudere quella porta, salterellare di gioia ed entrare in un batter d’occhio in “modalità ferie”.
C’è chi se ne va al mare, “a mostra’ le chiappe chiare” canterebbe Gabriella Ferri, oppure chi sale un po’ cercando la fresca e sana aria di montagna e poi c’è chi va a curiosare e a godere di nuove città e tradizioni spostandosi all’estero ma, a prescindere dalla meta, le vacanze risultano sempre troppo corte, volano alla velocità della luce, non facciamo in tempo ad abituarci a quanto sia piacevole il dolce far niente che si deve tornare sull’attenti.
Quando percorriamo il tragitto per rientrare nei propri paesi e nelle proprie case, abbiamo appiccicata addosso, o almeno per quanto mi riguarda, quella strana sensazione che è un centrifugato di angoscia, tristezza e pesantezza. Disfare i bagagli, tanti o pochi che siano, equivale a una tortura, fa una fatica non indifferente tanto che, la miglior soluzione in assoluto, conviene aprire la valigia e buttare tutto direttamente in lavatrice, almeno poi abbiamo tempo di rimettere tutto quanto con calma, magari domani… O dopo domani…
Poi, tasto dolente, vogliamo parlare di quel mortale Lunedì mattina ed in particolar modo di quel suono fastidioso partorito da quella tremenda sveglia che ti urla “Ehi svegliati! Alzati, è finita la pacchia! Si torna a lavoro!”. Tutto ciò equivale alla morte psicofisica.
Il corpo si alza contro voglia dal letto ed il cervello, appena attacca la spina per accendersi, non può far altro che mugolare tristemente ed imprecare di non aver giocato al “Gratta e vinci” o roba varia e non aver fatto quella meravigliosa vincita che ti permette di non sentire più quel maledetto suono forzato.
Perché poi, il bello, sono le persone che dicono “Ma no dai, io torno volentieri a lavorare, sennò sai che noia tutto il giorno?”. Ecco, questi sono i momenti in cui vorrei essere Rocky Balboa quando manda K.O. Ivan Drago perché quando le mie orecchie sentono queste follie i miei sensi, i miei muscoli, i miei neuroni e tutto ciò che mi riguarda sviene cadendo dalla sedia in preda alle convulsioni e la sola cosa che mi verrebbe da rispondere sarebbe “MA CHE DICI?!”. Dai via, questa è un’eresia e c’è chi la pensa sul serio, giuro! Io saprei esattamente come combattere la noia se non lavorassi, uh mammina, non vi preoccupate!
Ragazzi miei, in ferie si sta proprio bene, il rientro a lavoro è sempre uno shock clamoroso ed il dolce, dolcissimo far niente piace a tutti quanti, c’è poco da aggiungere.
Quindi siamo tornati tutti, o quasi per i più fortunelli, nei propri posti di lavoro, col cervello attivo ma ancora piagnucolante e riprendiamo in mano il nostro quotidiano, senza esagerare però, mi raccomando.
Nel mio paesello ancora c’è il deserto, ma ogni tanto arriva qualche ventata carica dell’odore di Settembre che inizia a fare pressione a questo Agosto ormai agli sgoccioli e per chi vive all’Impruneta, il mese della vendemmia viene vissuto in maniera molto, molto profonda e particolare… Ma questo è un altro lungo, aggrovigliato e tanto amato capitolo.