Dovete sapere che anche mio nonno ha una grande passione per la scrittura, predilige le poesie ma ha messo su carta e penna anche dei racconti, degli scorci di un’infanzia ormai lontana e liete esperienze di una gioventù vissuta a pieno, quando gli anni non pesavano e gli acciacchi non avevano ancora bussato alla sua porta.
In realtà, adesso che ci penso (e non sono di parte!!), credo che il mio nonno sia uno dei miei scrittori/poeti preferiti, beh si, sono ufficialmente una sua fan!
Ho letto diverse cose scritte da lui, di quanto i tempi fossero diversi, la mentalità, i brutti pensieri portati dalla guerra che lentamente hanno lasciato spazio a periodi stracolmi di sogni e speranze, grazie ai suoi scritti ho “conosciuto” i suoi amici, le sue marachelle, i suoi semplici ma profondi pensieri, l’amore della sua vita, nonché la mia elegante nonna dalla chioma corvina (ormai non più nera come la pece ma sempre portata con uno stile impeccabile e poi si sa, il brizzolato è sexy!), insomma in qualche modo, attraverso pagine ed inchiostro, qualche volta tremolante, mi ha resa partecipe di pezzi della sua vita che per una questione di tempistica, non avrei mai potuto conoscere.
Mi sono resa conto che nel suo scrivere ricorre spesso e volentieri una parola, un sostantivo femminile per l’esattezza e questo vocabolo inizialmente mi provocava uno strano stato d’animo, una sorta d’irrequietezza e poi, andando avanti nella lettura, ho compreso il perché. Tutti sappiamo, anche se c’è qualcuno che non lo ammetterà mai, che l’essere umano ha paura delle cose che non conosce e grazie a questo concetto ho capito di avere paura di questo benedetto sostantivo tanto amato da mio nonno.
Ok, ve lo dico via, rullo di tamburi e… La parola di cui sto parlando è “spensieratezza”.
Se devo essere più precisa, lui scrive sempre della “spensieratezza di quegli anni”, una frase che mi regala subito una sensazione tenera ma poi ha un retrogusto amaro che personalmente mi fa paura. Mi spiego meglio.
Non mi spaventa il fattore temporale, perché che gli anni passino è un dato di fatto e dobbiamo “solo” adeguarci, certo la cosa non ci fa fare i salti di gioia, tutti vorremmo congelare il tempo e rimanere giovani per sempre ma purtroppo mi duole dirvi che non esiste l’elisir di lunga vita, la magia (per ora) non si è presentata sul pianeta Terra, non abbiamo bacchette magiche e non conosciamo potenti incantesimi; quindi accettiamo silenziosi il passare degli anni. (Anche perché sennò non starei di certo qui a scrivere, sarei già sul treno diretto per Hogwarts!)
La cosa che invece mi rende inquieta è la definizione della parola “spensieratezza”, cioè un totale abbandono alle sensazioni che la vita offre, essere senza pensieri, libero da qualsiasi tipo di noie e preoccupazioni.
Un attimo di panico, di disagio, ecco cosa provo. Perché? Beh, ditemi, quand’è stata l’ultima volta che vi siete sentiti veramente sereni, privi di pensieri angoscianti? Quand’è stata l’ultima volta che vi siete sentiti spensierati?
Ecco, sarei curiosa di ascoltare le vostre risposte; vorrei essere stata dentro di voi mentre leggevate queste domande per captare la sensazione che avete provato.
Provo questo stato d’animo perché nel mondo in cui viviamo oggi, nelle gioventù di questi anni, il sentirsi spensierato non esiste. Non esiste. Che cosa triste, grave.
Mio nonno racconta di questa spensieratezza quando gli averi materiali erano miseri ma venivano sovrastati da dosi continue di felicità, quando il sorriso di un viso scavato dal lavoro e dalle intemperie era il più bello di tutti, quando una serata spesa in un prato ad ammirare le stelle in buona compagnia era la ciliegina sulla torta, quando un fiore era un regalo preziosissimo. Sguardi veri senza maschere, sorrisi genuini che non conoscevano falsità, occhi stanchi ma felici, abbracci e pensieri dati senza voler niente in cambio.
La sua spensieratezza nel mondo d’oggi non esiste più, provando ad essere un pochino più positiva e fiduciosa posso dire al massimo che è una cosa rara e a mio parere questo è un enorme fallimento. La vita spensierata noi non sappiamo neanche cosa sia, pensiamo di saperlo ma a malincuore devo contraddire chi pensa il contrario perché ormai un ragazzo spensierato del 2016 “si rilassa” giocando col telefonino o coi video games, quanti sbagli, questo non vuol certo dire essere spensierati, assolutamente no, non ci va nemmeno vicino.
Tante cose del passato non sono belle però, credo che il concetto di spensieratezza di cui parla mio nonno, che sicuramente conoscono anche i vostri nonni se avete la fortuna di averli ancora, sia un capitolo che dovrebbe essere reinserito nelle nostre vite, perché una sensazione così bella deve valer la pena d’esser vissuta.
Posso solo darvi un consiglio, andate dai vostri nonnini e chiedetegli di guardare insieme le foto dei loro tempi passati, fatevi raccontare della loro gioventù, sono certa che sorrideranno ed i loro occhietti s’illumineranno di gioia e voi, forse, proverete quella piacevole sensazione che ho assaporato io leggendo i racconti di mio nonno, chissà magari grazie a lui ho provato un po’ di spensieratezza anche io.